testo del volantino per la manifestazione del 9 ottobre 2009:
FLASHBACK
Lo scorso anno la reazione imponente degli studenti e delle studentesse ai pesanti tagli imposti dal ministro Gelmini alle scuole ed alle università pubbliche; un autunno di fuoco nelle facoltà e nelle accademie milanesi come a livello nazionale, a grandi mobilitazioni in difesa dell’istruzione libera ed accessibile a tutti e tutte, contro lo smantellamento della cultura e la svendita dei saperi, al grido di “Noi la crisi non la paghiamo”.
UN ANNO DOPO
Oggi paghiamo le conseguenze di quei tagli, vediamo in atto nei luoghi della formazione la distruzione del patrimonio pubblico che è il sapere attraverso il licenziamento in massa di professori precari il taglio agli assegni di ricerca, la chiusura dei propri laboratori, la drastica riduzione del curriculum di studi.
1958
Il termine “meritocrazia” in letteratura è nato per descrivere lo scenario di un futuro distopico in cui la posizione sociale di un individuo è determinata dal suo quoziente intellettivo e dallo sforzo. Ma chi può misurare intelletto e sforzo? Oggi questo futuro distopico è propagandato come giusto e auspica l’esistenza di una classe meritocratica che monopolizzi l’accesso al merito e di conseguenza perpetui il proprio potere, status sociale e privilegi.
OGGI
Il merito è evidentemente un dispositivo di controllo del lavoro cognitivo, e non di meno, un elemento di ricatto: nonostante non sia stata varata alcuna vera riforma volta ad indirizzare l’università nella direzione di una selezione meritocratica (escluso i finanziamenti estivi del 7%) vediamo modificarsi le tessere che compongono il dibattito sul ruolo e la qualita’ del sistema formativo: non più la dicotomia tra pubblico e privato ma ora una spietata gara a chi rivendica più meritocrazia.
Il merito è semplicemente quello di spendere meno andando a sacrificare l’offerta formativa_impugnano questo grimaldello, per scardinare il processo formativo scolastico, incentrato sulle esigenze dello studente, e favorire un modello di scuola il cui solo fine è quello di sfornare giovani precari disposti a farsi sfruttare nei vari stage aziendali offerti dalle facoltà. Meritocrazia e ignoranza, due dispositivi sempre più interfacciati, al fine di mantenere un equilibrio // Privilegiare da un lato, togliere diritti dall’ altro // Scatenare una guerra tra poveri, distogliere l’attenzione dalle ingiustizie.
Le studentesse e gli studenti l’anno scorso hanno saputo immaginare e dar vita ad una proposta, quella dell’autoformazione, che rispondesse alla nostra esigenza di veder rispettata la propria soggettività, al nostro bisogno di creare il proprio percorso nelle accademie e nelle facoltà, alla necessità di costruire un’alternativa valida all’avvilente realtà dei tagli e della svendita della scuola pubblica. Il sapere condiviso e la relazione_un presente di autoformazione_ribellarsi_avviare un procezzo di liberazione_siamo tutti meritevoli Abbiamo saputo reimmaginare il nostro ruolo nelle accademie e nelle facoltà, riprendendoci il diritto ad una formazione di qualità, rifiutandoci di stare a guardare mentre si specula sul nostro futuro, prendendo parola contro chi ci vuole ignoranti ed obbedienti, impegnandoci tutti e tutte assieme per liberare saperi e renderli condivisi. Abbiamo sorpreso chi ci immaginava vinti in partenza e pronti ad accettare supinamente qualsiasi taglio alla libera condivisione dei saperi -> abbiamo saputo rafforzare il nostro no ai tagli indiscriminati con l’autoformazione ed il dialogo fra di noi -> abbiamo saputo opporre un’alternativa dal basso a chi vede la scuola solo come una fabbrica di futuri precari -> abbiamo difeso il nostro presente -> abbiamo dato un significato al nostro vivere le accademie e le facoltà nelle quali ci formiamo.
Oggi torniamo nelle strade e nelle piazze della nostra città per ricordare che chi ha saputo costruire tutto questo non si merita i tagli svilenti sul proprio futuro.
nessuna tregua a chi vede la scuola pubblica solo come una spesa inutile,
a chi non si rende conto dell’importanza degli strumenti cognitivi che la formazione deve dare,
a chi vuole svendere il nostro presente per il suo profitto,
a chi ci toglie la possibilità di scegliere un percorso che sia sentito come proprio per darci un’offerta formativa già pronta ed impacchettata in base alle esigenze di mercato,
a chi taglia il nostro futuro con l’accetta per usarci a suo piacere,
a chi specula sulla nostra pelle, sui nostri bisogni, sui nostri desideri.